Censimento delle incisioni rupestri della Bessa

 

 

Una prospezione del territorio volta alla rilocalizzazione di quanto già segnalato, alla ricerca di nuove incisione ed al loro censimento è stata effettuata nel corso del 1997 da parte dello scrivente, d’intesa con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte e l’Ente Parco.  Una revisione è stata effettuata alla fine del 2003.

Si è iniziato come prima fase ad individuare i massi documentati nella pubblicazione riepilogativa inserita nel volume “Le incisioni rupestri delle montagne biellesi” di M.e P. Scarzella del 1992 (dati risalenti alla fine degli anni '60), con qualche difficoltà dovuta alle mutate condizioni dell’ambiente, sovente invaso da una fitta vegetazione di robinie e rovi e da una non sempre precisa localizzazione sulla carta IGM già essa stessa poco attendibile data la complessità morfologica della Riserva. In seguito la prospezione è stata estesa con buoni risultati alle immediate vicinanze dei massi già localizzati e numerose incisioni sono state scoperte sotto strati di muschi e radici che celavano le superfici, altre individuate con una ricerca più spinta nel fitto della boscaglia. Non si è tuttavia certi di aver trovato tutti i massi incisi esistenti perché ve ne sono alcuni avvolti da grosse radici che ne impediscono l’accesso e non si può escludere che altri siano celati dai cumuli di ciottoli della miniera romana. Guide sul terreno sono state le foto aeree fornite dal Parco ed una mappa catastale 1:5000 sulla quale sono stati provvisoriamente situati i ritrovamenti, in seguito collocati sulla nuova Carta Archeologica realizzata su CD con il sistema G.I.S. La seconda fase è consistita nella pulizia (licheni esclusi) delle superfici incise, nella misurazione del massimo ingombro dei massi e nella documentazione fotografica dell’aspetto generale e dei dettagli delle incisioni. Le riprese furono molto ostacolate dalla presenza di alberi addossati ed in alcuni casi avvolgenti i soggetti e da rami e foglie che interrompevano la già scarsa uniformità della roccia rendendo sovente illeggibili le immagini. Dopo molti infruttuosi tentavi si decise di effettuare la maggior parte delle riprese con tempo velato o nuvoloso evidenziando i manufatti con una leggera patina di acqua. Questo metodo è molto soggettivo perché mette in risalto solo ciò che il ricercatore vede al momento della ripresa e può dar luogo a differenze di opinione con successivi visitatori. Questo è comunque per ora l’unico modo che permetta di documentare, poiché l’uso della luce radente naturale (anch’essa molto soggettiva a seconda dell’incidenza) è reso impossibile dalla vegetazione e le difficoltà di accesso rendono problematico l’uso di quella artificiale. Lo stato di conservazione delle incisioni, molto variabile a causa della irregolare tessitura della roccia (micascisto eclogitico) ha ulteriormente complicato l'interpretazione della tipologia.

Con la terza ed ultima fase si è provveduto alla compilazione della “Scheda Internazionale - Arte rupestre delle Alpi occidentali” (su cartaceo ed in Acces) per ogni masso, dei relativi diagrammi di dispersione e dei riepiloghi statistici. Di quattro massi (n.5, 14, 41, 50) è stato effettuato il rilievo grafico, ma per una miglior leggibilità questa documentazione, almeno schematica, dovrà essere estesa a tutti gli elementi censiti.

  

Prendendo in esame la ripartizione delle tipologie e delle morfologie sul territorio si nota che massi di grandi dimensioni ed a superficie piana (5,7,20) contenenti coppelle di tipo 0D (gruppi non collegati) e 0E (allineamenti non collegati) di piccole dimensioni, sono presenti esclusivamente nella parte centro settentrionale dell'area censita. Questo dato può configurare, come ipotesi di lavoro, una incisione differenziata nel tempo e nello spazio e cioè: fasi iniziali riguardanti solo un'area relativamente ristretta in cui furono eseguiti i tipi comunemente ritenuti più antichi e fasi successive riguardanti tutto il territorio, in cui apparvero i collegamenti mediante canaletti, le coppelle di grandi dimensioni e le vaschette.

Altre osservazioni riguardanti l’associazione tipologia/morfologia sembrano suggerire contemporaneità di esecuzione: gli unici due massi portanti esclusivamente coppelle non collegate di dimensioni medio/grandi (15, 16) sono nella stessa zona (il n.16 è il primo masso inciso a valle del n.15). Due soli massi (n.13 e 40) hanno coppelle collegate, posizionate a "griglia" ed in entrambi, i manufatti appaiono morfologicamente simili (coppelle e canaletti grandi e levigati). Gli allineamenti di oltre tre coppelle collegate sono presenti solo sui massi 38 e 41. Infine la categoria 0H (coppie collegate), ha nella Bessa una elevata variabilità morfologica dei due elementi: coppelle di uguale dimensione, coppella inferiore di dimensione sensibilmente maggiore (fino a tre volte il diametro - massi 38,39,46), coppella superiore di diametro maggiore ma di profondità minima (1 cm. – massi 34 e 50).

I tipi di incisione elencate nella "Scheda", non coprono totalmente tutti quelli presenti nella Bessa e sarebbe  necessario creare categorie composite che dovrebbero meglio descrivere: le coppelle collegate da canaletti e allineate (massi 13, 38, 40, 41), le  vaschette ovali collegate a due coppelle (massi 29,51) e gli scutiformi provvisoriamente inseriti in 2A.

 

Parco della Bessa e morene della Serra

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BESSA (area con incisioni rupestri)

Tipologia da: "Scheda internazionale - Arte rupestre delle Alpi occidentali"

Diagrammi: ascisse / profondità,   ordinate / diametri

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