Strutture murarie della Bessa

 

 

All' interno dell'area occupata dai resti della miniera romana sono presenti numerose tipi di strutture murarie: fondi di capanna, recinti, terrazzamenti, piattaforme, sistemazioni di sorgenti e di ripari sotto roccia. Lo stato di conservazione, molto variabile, è certamente dovuto a manutenzioni effettuate per reimpieghi, probabilmente ad uso agricolo, fino all' istituzione del Parco (1985). Tuttavia si ritiene che la maggior parte di queste strutture abbia origine all'epoca dello sfruttamento minerario, quando migliaia di lavoratori vivevano sul territorio.  Tutte queste evidenze necessiterebbero di indagini archeologiche per stabilire datazioni attendibili dell'epoca di costruzione.

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 Poco si conosce a proposito della vita dei cinquemila addetti alla miniera d'oro romana citati da Plinio, ma sulle imponenti pietraie che ne testimoniano la fatica rimangono, ancora oggi, i resti della loro presenza.

Murature a secco ricavate all' interno dei cumuli di ciottoli, a pianta prevalentemente quadrata o rettangolare, con superfici interne variabili da uno a decine di metri quadrati e profondità da alcuni decimetri ad oltre due metri, attribuibili ad insediamenti (abitazioni, depositi e focolari) sono sparsi su tutto il Terrazzo superiore, con una più elevata densità ad Est della fraz.Vermogno di Zubiena, oltre il termine della morena. Per la posizione normalmente lontana da zone adibite ad uso agricolo queste costruzioni, che si ritiene fossero dotate di copertura e rivestimento interno in legno, è certamente contemporanea ai lavori minerari. Lo stato di conservazione è molto variabile: a zone in cui le murature originarie sono ancora sufficientemente riconoscibili, si alternano tracce costituite da estesi affossamenti nei cumuli, spesso associati a concentrazioni di ciottoli di dimensioni eccedenti la media, ciò fa supporre che molti resti siano stati intenzionalmente colmati al momento del loro abbandono. Ad analoga utilizzazione si devono attribuire i ripari addossati a massi erratici, o scavati al disotto dei medesimi.

     

                 Insediamento di Ciapej Parfundà                 fondi di capanne affossati nei cumuli

 

 Dato l' elevato numero di insediamenti (oltre 250 gruppi), è quindi probabile che una consistente parte della popolazione collegata alla coltivazione del giacimento aurifero fosse stanziata sul luogo di lavoro. Scavi effettuati all' interno degli insediamenti hanno restituito grandi quantità di ceramica romana di età repubblicana (in frammenti) e ceramica gallica. Una conferma alla datazione per il periodo di sfruttamento del giacimento compresa tra la seconda metà del II secolo a.C. e la prima metà del I secolo a.C. ci viene dal ritrovamento di un "asse" la cui data di coniazione può essere fatta risalire al 91 a.C. e di un tesoretto nel quale il reperto più recente è un "denario" databile al 118 a.C.

                        

Riparo sotto masso al "villaggio africano"                     Sorgente del ramificato G           

 Nella piccola enclave posta a monte della strada Mongrando-Zubiena è stato più volte indagato (Calleri 1965, Clemente-Rittatore 1971, Soprintendenza Archeologica del Piemonte fine anni '90 e inizio 2000) il cosiddetto "castelliere" con conclusioni non univoche. L' area occupa una modesta elevazione allo sbocco della valle della Viona e potrebbe in effetti aver rappresentato un buon punto di controllo delle acque da essa derivate per lo sfruttamento del giacimento aurifero. Tuttavia le strutture attualmente visibili (in parte rimaneggiate) non sembrano aver avuto funzioni difensive tali da giustificare il nome loro assegnato, ma è anche poco verosimile attribuirle all' opera di moderni abitanti locali dato che i manufatti non sembrano aver avuto una efficace funzione in ambito agricolo. Si tratta in effetti di terrazzamenti in muratura a secco ricavati lungo i pendii della collina (lato orientale), con nicchie lungo le pareti, collegati da gradini in ciottoli. Il piano sommitale dotato di modesti resti di costruzioni e di una grande fossa protetta da muri (forse per la raccolta dell' acqua) è in terreno ciottoloso e non pare quindi essere stata mai utilizzata per coltivazioni. Una enigmatica canalizzazione interna alle murature scende lungo il pendio fino al piano sottostante. Si può ipotizzare che la prima occupazione del sito con le opere di sistemazione a terrazzamenti risalga ad epoca di poco anteriore all’arrivo dei Romani dato che i frammenti di ceramica ritrovati sono collocabili nella seconda Età del Ferro e non differiscono significativamente dalla ceramica gallica che si rinviene all’interno della Bessa.


        

                 Terrazzamenti del "castelliere"                         Fossa per la raccolta dell'acqua (?)


Nella parte centro settentrionale del Parco, a valle delle frazioni Roletti e Caporale del comune di Zubiena, nascoste tra i cumuli e invase da fitta vegetazione, furono elevate in epoca per ora indeterminata una serie di strutture murarie di tipo totalmente diverso dagli insediamenti descritti in precedenza In queste due zone un fitto reticolo di strade e sentieri, alcuni ancora oggi utilizzati altri abbandonati e di cui la natura si è riappropriata, sono adiacenti o portano agli ingressi di nove costruzioni, alcune delle quali furono verosimilmente adibite ad uso agricolo fino ad epoca recente.

Nel territorio limitrofo alla suddetta fraz. Roletti, sono stati identificati tre recinti subcircolari (A e B sono contigui, C dista 150 m.dai primi due) a superficie interna pianeggiante, apparentemente ricavati in avvallamenti tra cumuli molto bassi o in conche ricoperte in origine da poco consistenti strati di ciottoli e delimitati da muri interni, alti fino a 2 m. L'aspetto esterno è quello di un piano inclinato di pietre (ciò contribuisce molto al loro mimetismo) regolarizzato in alcuni casi da brevi tratti di muri in alzato, quando la superficie era eccessivamente ondulata (quasi una necessità estetica).

In tutti si nota, nella parte meridionale del muro interno, una nicchia subrettangolare con gradino. Particolarmente interessante quella in B, dotata nel muro di fondo di una canalizzazione verso l'esterno a forma quadrata di 20 cm. di lato, lunga circa 2 m.,ottenuta mediante l'uso di ciottoli piatti. Le aperture di accesso sono di tipo relativamente complesso, caratterizzate da una piattaforma laterale interamente costruita in A e B e da uno stretto corridoio in C. Molto variabili le dimensioni delle superfici interne: circa 3300 mq. per A, 200 mq. per B e 50 mq. per C.

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Recinto A: lung.max. 75 m. -larg.max. 65 m. - alt.muri 1,20/2,00 m.

Recinto B: lung.max. 17 m. -larg.max. 13 m. - alt.muri 1,10/1,40 m.

Recinto C: lung.max. 9 m. -larg.max. 6,50 m. - alt.muri 0,90/1,20 m.

 Per quanto possa sembrare la soluzione più ovvia, pare improbabile che le tre strutture possano essere state edificate in epoca successiva alle attività attinenti la miniera d'oro per scopi agro pastorali. Come recinti per greggi hanno muri e/o superfici interne sproporzionate alla necessità, inoltre sono in zone ciottolose, inadatte al pascolo di grandi quantità di bestiame quali sarebbe stato possibile teoricamente sistemare negli oltre 3000 mq di A infine, vi sono fondi di capanna a stretto contatto con i recinti o inseriti nelle murature esterne che avrebbero dovuto essere sommersi di ciottoli se i lavori di bonifica fossero stati successivi alla loro costruzione.

Un secondo tipo di struttura localizzato nella zona precedentemente descritta è costituito da recinzioni in muro a secco di ciottoli, costruite prevalentemente in alzato di minore elevazione (tra 50 cm. e 1 m.) rispetto a quelle del primo tipo; seguono inoltre i contorni irregolari del terreno, sembrano cioè, almeno in parte, delimitazioni simboliche dello spazio. Anche qui,compaiono nei muri alcune nicchie, in questo caso però semicircolari. All'interno il terreno é sopraelevato in forma di tumulo alto circa 3 m. in D e di rozza piramide triangolare terrazzata, rivolta a SE, alta oltre 6 m. in E, con aree rispettivamente di 1000 e 1800 mq. circa. Entrambi gli interni sono in terreno morenico con massi erratici, a gradoni rinforzati da ciottoli in E; tracce di terrazzamento appaiono anche in D , mal conservate data l'assenza di muri di contenimento.

         

 Recinto D: lung.max. 35 m. -larg.max. 24 m. - alt.muri 0,60/0,90 m.

Recinto E: lung.max. 65 m.-larg.max.40 m.-alt.muri 0,60/1,50 m.-alt."piramide" 6 m.

 L'ingresso all'area della "piramide" avviene da Sud tramite uno stradino, che si stacca dalla carrareccia che da Roletti scende in direzione dell'Elvo, bordato da muri che si allargano progressivamente fino a circondare l'intera struttura. Un piano inclinato sale dalla base seguendo il muro orientale fino ad un ampio ripiano formato dal prolungamento del secondo terrazzo, seguendo il quale si può circumambulare la base dei due superiori ai quali non vi è accesso apparente. Altri due accessi secondari, in forma di strade di terra bordate da ciottoli ammucchiati, portano all'irregolare piano (non bonificato) che fronteggia a Sud Ovest la struttura. Questa interessante costruzione fu rilevata in pianta da M. e P. Scarzella alla fine degli anni '60.

L'edificazione ad uso agro-pastorale è in queste strutture improbabile, dato che l'interno a tumulo D e la piramide terrazzata E a ripiani molto stretti o inclinati hanno caratteristiche che contrastano con la necessaria funzionalità ed è difficile giustificare in questo caso la presenza di muri di delimitazione dello spazio.

 Numerose strutture a piattaforma, sostenute da muri e sovente recintate, sono adiacenti a strade secondarie. Per una di queste (situata in posizione dominante a valle della frazione Caporale), una tradizione popolare vuole che fino alla metà dell' 800 fosse luogo di celebrazione di una messa espiatoria annuale.

 La porzione di terrazzo a valle della fraz. Caporale presenta quattro strutture, due delle quali sembrano tipologicamente apparentate. F,costruita (o scavata?) al bordo di un alto cumulo di ciottolia ppare come una serie interconnessa di corridoi a forma curva, su piani di diversa altezza separati da un gradino ancora evidente. Una sorgente protetta da una magnifica muratura a secco è inserita sul prolungamento del corridoio di accesso, una seconda è esterna alla struttura in prossimità di un grande fondo di capanna. G , appare come un complesso labirinto a piattaforme incise da anse curvilinee, separate da spazi a corridoio (in cui il piano di calpestio non pare bonificato dai ciottoli) di dimensioni molto variabili, raccordati da piani inclinati. Una recinzione nella solita muratura a secco (di fattura molto accurata) lo circonda. Una mulattiera costeggia la base del recinto e tre sorgenti ancora attive sono allineate al fondo di un valloncello a circa trenta metri di distanza.

         

Ramificato F: lung.max. 54 m.- largh.max. 36 m.-altezza muri 0,80/1,80 m.

Ramificato G: lung.max. 77 m.- larg.max. 64 m - altezza muri 0,50/1,50 m.

 Adiacente ad F, da cui dista una ventina di metri, la struttura H è situata al bordo esterno di un cumulo. La forma ad elle è interrotta nel braccio di base da un masso di modeste dimensioni che si supera tramite uno stretto passaggio con gradino. Nel braccio superiore vi è un secondo masso, anch' esso contornabile con passaggio a gradino, sul quale ne è stato deposto un terzo, a forma piatta con incavo al centro, puntellato con ciottoli per regolarizzarne l'inclinazione. Si tratta quindi di un insieme situato su tre piani, separati da massi e raccordati da gradini. Nell'angolo superiore destro del braccio verticale, una scaletta di pietre piatte sale all'esterno e pare costituire il collegamento con F. L'ultima "costruzione", I , è una complessa area terrazzata a due ripiani. Quattro mucchi di ciottoli probabilmente a forma di parallelepipedo alti circa 50 cm. occupano il centro del piano sommitale insieme a cavità a fondo piatto con lati di oltre 2 m. e profondità massima di 40 cm. All'interno della muratura a secco che delimita il lato destro dell'area è compreso un masso erratico inciso ai piedi del quale una vasca in ciottoli proteggeva una sorgente ora inattiva. Infine un piano inclinato sale dalla base del terrazzamento fino ad una piattaforma che si allunga verso sinistra per oltre 50 m.

         

 Insediamento H: lung.totale 26 m.- larg.max. 4,5 m. - altezza muri 1,10/1,60 m.

Struttura terrazzata I: lung.max.25 m.- larg.max.17 m.- altezza muri 0,70/1,10 m.

Indagine archeologica della Struttura I

Situata a valle della fraz. Vermogno del comune di Zubiena, la struttura L , è interamente costruita in ciottoli e composta da tre terrazzamenti. Quello inferiore è accessibile tramite gradini, il medio ed il superiore, sembrano raccordati da piani inclinati (in cattivo stato di conservazione).

 

 Struttura terrazzata L: lung.max.22 m.- larg.max.10 m.- altezza muri 0,40/1,00 m.

Nessuna supposizione si può fare per la destinazione iniziale dei due "ramificati" F e G. Come ipotesi di lavoro si potrebbe pensare che l'insediamento H fosse un luogo di contatto tra individui di due diverse categorie, una a monte del masso con tavola, l'altra a valle, con il primo masso che agiva da filtro. Le strutture terrazzate I e L, hanno caratteristiche simili alla "piramide" E ed è possibile che il masso inciso di I sia una presenza non casuale.

All' unicità tipologica di queste strutture va aggiunto il fatto che, ad eccezione di L , sono concentrate in due aree molto ristrette del Terrazzo sup. su una superficie di 7,5 ha a Roletti e di 4 ha a Caporale e non essendo riconducibili allo stile degli "insediamenti" della miniera romana costituiscono una interessante e promettente anomalia nel complesso omogeneo di costruzioni della Bessa. Si deve infine rilevare che la quasi totalità di Terrazzamenti, Recinti e Piattaforme occupa una superficie che coincide con quella dei Massi incisi, è limitata quindi al territorio a valle della morena Bornasco-Vermogno; a differenza dei resti sicuramente attribuibili alla miniera romana che sono uniformemente sparsi su tutto il Terrazzo della Bessa.

 

(schizzi - P.Argentero, A. Vaudagna - E, F, G da rilievi di M. e P. Scarzella)

 

  

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